martedì 11 dicembre 2012

Le nuove frontiere del web 2.0


L’inaugurazione del blog del nostro studio legale mi dà l’occasione di condividere qualche riflessione proprio sulle nuove frontiere del “web 2.0”, che vede come protagonisti i social network ed in generale tutti gli strumenti di interazione tra utenti e siti web. Sono stato molto colpito dalle dichiarazioni di Michael Slaby (lo “stratega” dell’ultima campagna elettorale di Obama) ad un recente convegno presso la Statale di Milano in cui si è parlato per l’appunto del ruolo dei social network nella competizione elettorale Obama-Romney. Secondo Slaby, una delle carte vincenti della campagna di Obama è stata quella di aver compreso l’importanza del fattore aggregativo offerto dai social network, Twitter in primis, e di averla sfruttata per coinvolgere un vasto numero di elettori anche all’interno delle fasce tradizionalmente meno interessate dall’agone politico. Si è detto, forse anche troppo entusiasticamente, che la vittoria di Obama sia stata la vittoria del web rispetto ai mezzi di comunicazione tradizionali (basti pensare al fatto che nei duelli tv il Presidente è apparso in affanno rispetto al suo avversario, ma questo non è servito a spostare gli equilibri decisivi per il risultato finale); è una semplificazione fin troppo evidente, ma che allo stesso modo evidenzia in maniera quasi didascalica una possibile frontiera della vita sociale prossima ventura: internet e il mondo reale di fatto sono destinati a combaciare perfettamente, e i nostri “alias” o “avatar” diventeranno nostre irrinunciabile propaggini. È una prospettiva, questa, che nello stesso tempo incuriosisce ed inquieta, soprattutto pensando alla nostra derelitta Agenda digitale ed alla endemica arretratezza infrastrutturale in cui versa il nostro Paese nel settore delle TLC. Se la nostra vita sociale e la nostra stessa partecipazione come cittadini alla cosa pubblica sarà sempre più influenzata dal web, come si può conciliare la nostra legittima pretesa di essere parte della rete in maniera piena ed universale con il cd. “digital divide”? Il problema è molto più concreto di quanto non si possa immaginare. Basti pensare alle difficoltà di connessione che ciascuno di noi deve affrontare quando ci si sposta in treno, o quando si raggiungono località isolate. Se è vero che internet ormai non è più che una seconda vita, ma coincide esattamente con la vita reale, anzi per alcuni finisce per rappresentare parte preponderante della stessa, forse si potrebbe realmente immaginare un diritto universale alla connettività. Se né è accorta anche la troppo spesso indolente ONU, che lo scorso 5 luglio 2012 ha approvato (a larga maggioranza) una risoluzione in cui è stato sancito che la libertà di espressione e di informazione su internet sono da considerarsi dei diritti fondamentali per gli esseri umani. In altre parole, l’accesso ad Internet deve essere considerato innanzitutto un diritto, ma anche un bene comune, cui tutti dovrebbero poter accedere senza limitazioni di sorta. In tale ottica, risulta ancora più intollerabile il cronico ritardo con cui l’Italia si sta interfacciando con questa tematica; e non ci si riferisce solo alla mancanza di hot spot gratuiti all’interno delle nostre città, ma anche alla incredibile mancanza di connessioni (anche solo telefoniche) nella stragrande maggioranza dei treni a lunga percorrenza e in tutti i mezzi e gli esercizi pubblici. Insomma, nonostante l’ONU, sembra proprio che nel nostro Paese il tema della comunicazione digitale non riesca a suscitare le dovute attenzioni. La politica, come al solito, glissa, senz’altro più interessata agli aspetti meramente regolamentari che a quelli legati all’importanza sociologica ed economica del fenomeno, e a nulla sono servite alcune campagne sbandierate con un senzazionalismo, quello sì, molto americano (qualcuno forse ricorda di chi parlò delle tre “i” come chiave del successo della scuola pubblica…). A mio parere, lo sviluppo del nostro Paese passerà necessariamente da una decisa spallata al digital divide, ma ancora più importante sarà la consapevolezza da parte di chi ci governa che internet è un nodo cruciale non solo dal punto di vista economico ma ancor di più da quello sociale, forse l’unico strumento che ad oggi consente libero accesso alle informazioni e un pieno esercizio della libertà di espressione e partecipazione.


Francesco Epifani
Associate BLB Studio Legale

martedì 4 dicembre 2012

Commercio internazionale ed internazionalizzazione delle aziende

Start Up e green economy

Questo è il primo post che BLB pubblica sul suo blog nuovo di zecca.



Anzitutto vorrei spiegare il perché della scelta di questa modalità di comunicazione. Stavamo pensando da un po' di aggiungere anche questo strumento a quelli già adottati dallo studio (LinkedIn, Facebook, Vimeo, Twitter).
Da tempi non sospetti, come si dice, abbiamo scelto di essere presenti sul web in quanto testimoni in prima persona di una realtà economica che, cambiando, costringe piacevolmente chi fa il nostro lavoro a rendersi visibile in modo diverso rispetto al passato ed a creare connessioni con ogni potenziale fruitore dei nostri servizi (curiosi, cultori del diritto, clienti, potenziali clienti) proprio attraverso canali alternativi rispetto ai tradizionali.

Oggi operare con internet non è più da pionieri. Il web è diventato  piattaforma predominante non solo per le esigenze di comunicazione ma anche per quelle di informazione e di lavoro, in particolar modo per le società di nuova costituzione, quelle fondate prevalentemente su tecnologia e/o green.

In tale ottica abbiamo pensato di cominciare col rendere pubblico il nostro interesse verso il mondo delle StartUp, intese come nuove iniziative imprenditoriali che hanno il loro punto di forza nell'idea e che, per poter essere realizzate, hanno necessità che convergano, in uno, capacità professionali da un lato e finanziarie dall'altro.

Mettiamo a disposizione dei nostri clienti attuali e futuri tutto il nostro know how affinché si possa realizzare l'iniziativa di ciascuno, avendo a disposizione i migliori strumenti contrattuali, con la tranquillità di una tutela certa della propria idea, e con una struttura pensata già in modo che possa adeguarsi alle necessità future.

Per fare questo abbiamo stretto accordi di collaborazione con professionisti che svolgono attività complementari alla nostra e che consentono allo startupper di trovare in un'unica sede tutte le risposte alle proprie domande ed esigenze, in modo da far partire e (magari) fiorire la propria iniziativa. Parliamo di esperti in grado di sviluppare insieme al futuro imprenditore il proprio piano industriale, venture capital, angels, banche, operatori dei media.

Diverse fonti riportano il dato secondo cui negli Stati Uniti l'anno scorso metà dei nuovi occupati sono nelle startup e nei prossimi anni si attende un numero di nuovi occupati di 2,5 - 3 milioni per anno.

I giovani italiani, nonostante qualche difficoltà in più con cui dover fare i conti, hanno compreso che l'iniziativa autonoma, anche di piccole dimensioni, è da considerarsi l'unica vera chiave per avere successo.

Rinvio alla nostra newsletter di ottobre ( http://www.blblex.it/news_ottobre2012.pdf ), nella quale vi è un breve approfondimento sul decreto sviluppo e sulle possibilità di cominciare la propria impresa riducendo al minimo i costi.

Silvano Lorusso
BLB Studio Legale



Problemi del lavoro